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Black Souls Reviews

Nov 8, 2024

A cinematically driven cautionary tale about the cost of blurring ego-driven nostalgia with family obligation.

Mar 27, 2018

Went absolutely nowhere.

Mar 14, 2018

Absolutely hated this movie.

Oct 12, 2016

Thoughtful mafia film, not too high on action, more about the psychology behind the various members of the family, but it's worthy.

Aug 20, 2016

slow burning, taut, gripping drama

Jul 3, 2016

One of the best mafia movies I've ever seen.

Apr 16, 2016

"Black Souls" is a sluggish "thriller" that fails to engage, thrill, or do anything interesting with the atmosphere the film spends such a long time introducing you to.

Feb 17, 2016

http://www.cinecola.com/the-matt-micucci-film-encyclopaedia/b/black-souls-anime-nere-1958/

Dec 29, 2015

'Black Souls' is an Italian foreign language film. It's about a trio of brothers and the mafia that has been their family profession for generations. It's slow paced to a purpose which gives you an eerie feeling that something is always about the happen. The score is subtle but always on your mind whether you know it or not. A very engaging feature, due in large part to the natural lived-in characters and the nearly flawless acting. While it's not a classic, it's a darn good way to spend 103 minutes. Final Score: 7.8/10

Nov 21, 2015

Just like 2007's 'Gomorrah' the film doesn't glamorise mob life and focuses on the nasty and gritty side of things. It moves at a slow pace and is very claustrophobic at times. Some great shots of rural Italy and a superb final act.

Nov 1, 2015

A dark and carefully constructed family drama that draws you into the loss and sadness that are the inevitable fruits of violence and machismo. Expertly acted and staged, the film stands away from attributing glamour or sexiness to violence and shows it for what it is- an understandable but weak response to loss and grief. It never preaches or patronises, and holds you in its bleak arms gently until the end. Well worth a viewing.

Oct 27, 2015

Dark, brooding and at times, tense. Mafia film set in Quarto Volte world of goats and ash drinking.

Oct 3, 2015

A very frustrating dark drama about three brothers in a small time mafia group in Milan & how their lives are dramatically changed by one of the brothers actions. Despite fantastic cinematography this film is just so dull, lacks engagement & music. Italy have made some great films recently but this isn't one of them. Has a few good scenes but ultimately leaves you unsatisfied.

Aug 21, 2015

Italian family mafia. A youngster creates some small problems and the whole family ends up in turbulence. A family of three brothers with a broad specter of how to run a family have to solve a enigma of problems. Dark blood runs through the streets.

Jun 15, 2015

A really, really strong Italian movie about a Calabrian family and its members' relationships between each other and the crime universe. Great cast performance and wonderful ending.

May 17, 2015

Moody Italian gangster drama is alright but ends too abruptly & leaves one wondering what could've been it they worked on it longer.

May 16, 2015

Filme que tenta dar um roteiro diferente para o assunto da máfia italiana. Aborda as famílias e os negócios, mas também explora o lado psicológico dos familiares que não fazem parte do negócio, mas acabam cercados pelo ambiente pesado e cruel.

May 5, 2015

CRIME DOESN'T PAY; NEITHER DOES CRIMINE: My take on the movies The Connection, L'affaire SK1 and Black Souls http://ow.ly/MxPqJ

Apr 26, 2015

Brooding and contemplative, BLACK SOULS examines the endless cycle of violence and vendettas in Italian crime circles. The film leads to a logical conclusion, "all must die to stop this cycle of corruption." A sad statement on Italy's inability to rid itself of organized crime. As a film, BLACK SOULS will leave you cold. Director Francesco Munzi does not draw out the required intensity from his filmmaking or his cast. So until the very tragic end, you may find yourself very bored. I was.

Sep 24, 2014

I fratelli Luigi e Rocco hanno esportato gli affari della 'ndrina di famiglia: il primo traffica in droga su scala europea, il secondo ricicla il denaro nei cantieri milanesi. A casa ad Africo è rimasto il primogenito Luciano, uomo mite che preferisce il lavoro in campagna, ma il cui figlio Leo è una testa calda che finisce per risvegliare vecchi rancori che richiamano tutti al paese. Munzi (insieme a Maurizio Braucci e Fabrizio Ruggiriello) riadatta liberamente un romanzo di Gioacchino Criaco per raccontare una storia di ordinaria delinquenza che si svolge con il passo ineluttabile della tragedia greca spogliando i suoi criminali di qualsiasi aura anche maledetta. Si tratta di piccoli uomini perennemente vestiti di nero la cui vita ha come scopio l'arraffare denaro (o la roba, come diventare padroni di mezza montagna) e la difesa di un malinteso senso dell'onore. La miseria interiore contrasta con il lusso esteriore, tra grandi automobili - l'unica utilitaria è la Panda di Luciano - e l'attico di Luigi a Milano: soldi che però non possono liberare da una società e da un modo d'essere che non offrono vie d'uscita, ben rappresentati dalla macchina da presa che incombe sempre sui personaggi e dagli ambienti sovraccarichi, inclusa la lussuosa casa in cui Rocco vive assieme alla bella moglie del nord (Barbora Bobulova nell'unico personaggio forse non essenziale). I legami insolubili già si delineano nel furto e nella macellazione dei capretti, una scena da 'Quei bravi ragazzi', e dimostrano la loro forza al ritorno ad Africo, in una Calabria in cui è stridente il contrasto tra la bellezza di una natura aspra e l'orrore di ciò che hanno costruito gli uomini, con i vecchi paesi ormai spenti e diroccati mentre i nuovi centri sono fatti di case finite a metà e chiese di una bruttezza sconsolante. E' qui che la storia avanza verso la sua conclusione con un passo lento che accentua l'oppressione complessiva, alla quale contribuiscono anche le tonalità cupre della fotografia di Vladan Radovic, mentre l'azione si sposta via via in ambienti più squallidi e degradati come una scuola abbandonata o un garage affacciato su una strada sterrata. Una stasi che viene spezzata dal lampo di violenza dell'epilogo che, malgrado sia lo sbocco della tragedia di cui sopra, con il suo tocco di melodramma risulta essere uno strappo troppo traumatico rispetto ai cento minuti che l'hanno preceduto: se da una parte la sequenza conclusiva colpisce lo spettatore con forza grazie anche alla musica che all'improvviso si fa protagonista, dall'altro introduce una nota che non si amalgama con il tono complessivo dell'opera. Si tratta però di uno dei pochi appunti, assieme alla poca cura che pare affiorare talvolta nei dialoghi, che si possono muovere a un film di grande coerenza stilistica che finisce per appassionare malgrado racconti una storia ispida popolata da personaggi che definire scorbutici è dire poco. Merito anche di un gruppo di attori che funziona come meglio non si potrebbe, lavorando spesso per sottrazione e recitando in un dialetto (sottotitolato) che contribuisce alla tetraggine dell'insieme: l'irruenza del Luigi di Marco Leonardi si contrappone alla freddezza quasi professorale di Rocco/Peppino Mazzotta ed entrambi finiscono per incrinare il vaso di coccio di Luciano impersonato da Fabrizio Ferracane. Accanto a loro, oltre al viso ormai iconico di Aurora Quattrocchi, si fanno ricordare i due esordienti calabresi Pasquale Romeo e, soprattutto, Giuseppe Fumo, il cui Leo, stolido e carico di rabbia, è motore e riassunto dell'intera vicenda.

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